sabato 30 novembre 2013

A spasso con... Vincenzo Salemme





Ti definisci “diavolo custode” solo sul palcoscenico o anche nella vita di tutti i giorni?


Incontro spesso il mio diavolo custode. Probabilmente si tratta del lato cattivo, quello che si nasconde in ognuno di noi. Quando si risveglia, ci invita a dubitare delle nostre scelte.







Se dovesse farti visita il diavolo custode, accetteresti la sua proposta scegliendo una vita differente da quella che stai vivendo?


Nella commedia descrivo una situazione disperata in cui spero di non trovarmi mai. Ma non venderei la mia anima al diavolo.







E’ vero che, oltre a delineare la non-vita di un uomo onesto travolto dalla crisi economica, il tridente del diavolo custode colpisce in maniera elegante anche la corruzione della vita pubblica?

Assolutamente. Se il popolo è moralmente corrotto, fornisce ai politicanti un alibi per agire in maniera scorretta. Se fossimo noi cittadini a dare il buon esempio, loro ci governerebbero un po’ meglio. Forse.








Secondo te, le nuove tecnologie possono essere inserite tra le cause della quasi estinzione del contatto umano?



L’evoluzione tecnologica in sé è entusiasmante. E’ il nostro approccio a essere sbagliato. Adoperiamo le nuove tecnologie per isolarci, per combattere le nostre angosce, abbiamo paura di comunicare direttamente con gli altri. E le conseguenze saltano agli occhi.








Hai notato una differenza di reazione a questa commedia da parte del pubblico del Nord rispetto a quello del Sud?

La reazione è stata abbastanza univoca. Per esempio, quando apro la scena al pubblico sono tutti felici di partecipare al dibattito. Eppure questa forma di intrattenimento veniva derisa durante gli anni ’60. Adesso credo che possa addirittura tornare di moda.





La commedia avrà un sequel con altre apparizioni del diavolo custode?


Non mi dispiacerebbe. Ma non credo sia possibile realizzarle un progetto del genere in ambito teatrale. A differenza delle serie TV. in cui gli episodi sono trasmessi con cadenza settimanale, in teatro l’intervallo tra una commedia e l’altra è molto lungo, per cui il pubblico potrebbe non ricordarsi la storia precedente. Devo rifletterci un po’. L’idea mi attira molto.




Parliamo un po’ del film: ...E fuori nevica, tratto da una tua commedia di qualche anno fa. Hai introdotto nuovi elementi rispetto alla pièce teatrale?


Inevitabilmente sì. La scrittura cinematografica differisce totalmente da quella teatrale. Innanzitutto la vicenda non poteva svolgersi interamente in una casa per cui abbiamo girato molte scene all’aperto. In più ho aggiunto altri personaggi. Sarà tutta un’altra storia.



Com’è stato recitare di nuovo con i tuoi vecchi compagni di avventura?


Ci siamo trovati molto bene. Dopo tanti anni è stato bello lavorare di nuovo insieme.






Quando scrivi un testo teatrale o la sceneggiatura di un film, qual è il tuo rapporto con il cursore intermittente che lampeggia sulla pagina bianca del computer?


Ottimo. Se non ho nulla da scrivere, non mi avvicino neppure alla pagina bianca. La apro solo quando sono consapevole di poterla riempire.




La peggior frase, detta o sentita, per abbordare una donna.

Le peggiori sono quelle aggressive, quando il maschio dà per scontato che, in quanto tale, può permettersi di tutto. Al contrario, apprezzo la mascolinità napoletana, paradossalmente è molto femminile.



Una canzone che ti da la carica.


"I migliori anni della nostra" vita di Renato Zero. Ce ne sono altre, ma questa mi ispira particolarmente.
















Sogni ricorrenti?

Da piccolo sono stato un grande sognatore di incubi. In gioventù ero sonnambulo. Ma, con il passare del tempo, i brutti sogni non sono più così frequenti.








Un saluto ai lettori di A spasso con Eva




















mercoledì 27 novembre 2013

Le 5 cose da fare dopo la sconfitta della tua squadra del cuore


1° Meditazione
La partita è finita. Ti senti inerme, incapace di reagire. Fissi un punto nel vuoto, ripensi ai goal subiti e man mano percepisci in ogni angolo del tuo corpo l’ira funesta. Non permettere che ciò accada. Assumi la “posizione del loto” (vedi immagine), chiudi gli occhi, inspira profondamente ed espelli l’aria di getto. In questo modo, soffierai via tutti gli insulti, le parolacce e i cattivi pensieri accumulati. Ripeti l’operazione fin quando le fitte nel tuo stomaco si saranno assorbite.









 

 

2° Chimica applicata
Un altro rimedio contro la depressione post-partita è il cibo. Mangia qualcosa di dolce, assapora lentamente. A ogni boccone, percepirai all’interno del tuo corpo il saccarosio appena ingerito circondare le molecole di negatività emanate dalla tuo cervello e trasformarle in endorfine, le quali svolgono una potente azione analgesica ed eccitante. Trattamento non adatto a chi soffre di diabete





 





 
3° Boicottaggio dei social network
Vorresti accendere il computer per collegarti a Facebook o Twitter e comunicare al mondo la tua delusione. Ma sappi che questa è un’arma a doppio taglio. La Storia la scrivono i vincitori. Certamente troverai in linea tifosi delusi come te ma, allo stesso tempo, ti imbatterai in commenti spocchiosi da parte dei supporter della squadra avversaria.  Meglio lasciare spento il PC.


 


4° Musicoterapia
Collega cuffie grandi (vedi immagine) al tuo iPod o a qualsiasi dispositivo atto alla diffusione di musica. Seleziona la tua playlist preferita e stenditi sul divano. Premi il tasto rewind e canta automaticamente il pezzo che ascolti, come se qualcuno avesse appena praticato al tuo cervello una lobotomia frontale.
Poi passi allo step successivo ovvero...

 





5° “Tra le braccia di Morfeo”
Una bella dormita è quello che ci vuole. Ascoltare musica o in alternativa leggere un buon libro riduce notevolmente il rischio di incorrere in flashback riguardanti la partita persa. Allontana inoltre il pericolo di svegliarsi in piena notte e urlare: “Il RIGORE PER LORO NON C’ERA. E NE DOVEVANO CONCEDERE UNO A NOOOOOI!!!”.

















sabato 23 novembre 2013

A spasso con... Maurizio Ponticello





Incontro Maurizio Ponticello, scrittore e giornalista napoletano, al bar Amedeus. Il suo look, come sempre, è impeccabile: cappotto puntinato grigio e verde, pashmina viola. Dopo aver gustato un buon caffè, prendo dalla mia borsa il registratore, il foglietto con le domande e il suo romanzo, La nona ora... ma non trovo la penna. Da bravo scrittore, Maurizio ne porta sempre una con sé e me la porge. Si comincia! 


Che tipo eri da piccolo? Ti è sempre piaciuto scrivere?
Ero un tipo molto tranquillo e socievole. Già ai tempi del liceo mi piaceva scrivere. A 18 anni incontrai il compianto Romualdo Marrone il quale mi chiese di redigere un articolo. Ho cominciato così la mia carriera di giornalista. A 21 anni circa ero già iscritto all’albo.


Qual è la tua fonte di ispirazione?
La realtà quotidiana. Però se guardi oltre il velo di Maya, capisci che esistono altre realtà con le quali bisogna confrontarsi per comprendere la Totalità. Rimanendo con i piedi per terra, cerco di dare uno sguardo dietro le quinte.

 

La nona ora




Come mai hai deciso di scrivere un romanzo e non un saggio?
Per cambiare. Mi hanno sempre detto che sono un bravo narratore anche nell’ambito della saggistica. Quindi ho deciso di raccontare una storia, non mirando più all’intelletto del lettore come accade quando scrivo i saggi, ma puntando al cuore. Un romanzo, specialmente di azione come La nona ora, ti fa entrare in un pathos emotivo che scuote la coscienza in un modo completamente diverso. Se avessi voluto trasmettere le stesse emozioni attraverso un saggio, di sicuro non avrei ottenuto lo stesso risultato.



Che differenza c’é come metodo di lavoro, come mentalità, come applicazione, tra la scrittura di un saggio e un romanzo?
Il metodo è lo stesso perché La nona ora è ricco di dati autentici, frutto di ricerche, di studi. Alcuni elementi possono sembrare assurdi, come il controllo telematico sulle persone o la sperimentazione effettuata con i microchip sottocutanei. Spero di aver comunicato al lettore che la parte “fiction” è solo la storia di Silvana, per il resto è tutta realtà.






Quanto tempo hai impiegato per effettuare sopralluoghi, ricerche, studi?
Ciò che mi impegna di più sono le ricerche storiche, in biblioteca o su testi antichi. Ho terminato il romanzo in sei sette mesi, ma lo sognavo anche la notte. Avevo preparato una storia di base, ma a un certo punto alcuni personaggi mi hanno preso la mano, mi suggerivano di prendere una direzione diversa, per cui mi sono lasciato guidare da loro. E’ stata un’esperienza abbastanza inquietante.

 


Il prof. Ambrasi, durante una mini-conferenza all’interno della sua villa, chiede ai suoi studenti:Sapete nulla di Washington? La capitale federale? Non avete letto Dan Brown? Tra le varie corbellerie che scrive, questa è abbastanza corretta [...]”. E’ un espediente letterario per esprimere la tua opinione sullo scrittore statunitense  oppure semplice umorismo per strappare un sorriso al lettore?
Innanzitutto, sapevo che questo romanzo poteva essere accostato ai testi di Dan Brown che è un ottimo narratore. Essere paragonato a lui è lusinghiero, soprattutto per il fatturato di vendite che ha raggiunto. Ma i suoi studi sono molto confusi, si vede che non gli appartengono. Ciò che scrivo io, invece, fa parte del mio patrimonio genetico, della mia formazione culturale. Direi che quella frase racchiude tutte e due le cose: è un modo per far sorridere il lettore, ma anche per ricordargli di non prendere alla lettera tutto ciò che scrive Dan Brown.



 
Silvana a p. 238: “si stava pian piano convincendo che i signori indiscussi dei social network sono tre: la solitudine, il voyeurismo e il pettegolezzo. A questi Ambrasi ne aveva aggiunto un altro: il controllo” Molte persone acquistano uno smartphone quasi esclusivamente per rimanere in contatto tra loro in ogni istante, in qualsiasi parte del mondo. Secondo te, arriverà un giorno in cui diventeremo consapevoli di essere, chi più chi meno, soli, pettegoli, voyeur e controllati?
Diventare completamente consapevoli mi sembra difficile e Ambrasi ce lo ricorda. Durante la presentazione de La nona ora alla Feltrinelli,  raccontavo come Google identifica la persona che si avvicina al computer, proponendogli pubblicità mirate. Nei giorni successivi, alcuni conoscenti mi hanno detto: “Lo sai che finalmente ho capito perché Google mi consiglia determinati prodotti?”. Questa cosa mi ha impressionato molto: costoro hanno compreso che lo strumento con il quale si confrontano non è stupido. Al contrario ha interesse a sondare le tue opinioni, dove vai in vacanza, cosa studi, quali sono i suoi gusti cinematografici, editoriali... Ed è proprio la consapevolezza l’unica arma per combattere questo fenomeno.
 


Dopo un’ampia descrizione della sala grande del Salone Margherita, Jax  afferma: “Avrebbe potuto trovarsi in una milonga argentina, nessuno avrebbe mai detto che si trattasse, invece, di Napoli”.  Quante volte, in città, ti è capitato di guardarti intorno ed avere lo stesso tipo di straniamento? In quali posti ti é capitato?

Salone Margherita, NapoliSicuramente il Salone Margherita è uno di questi luoghi. Per molti anni ho ballato tango e alcuni maestri argentini mi hanno confessato di essere stati travolti dalla bellezza del Salone. Napoli è ricca di luoghi fatati che i napoletani non vedono più o forse non hanno mai visto. Basta passeggiare per il centro storico, alzare gli occhi e soffermarsi sulle facciate dei palazzi per scoprire che in un androne esiste una copia della testa del cavallo di Virgilio. Sul bugnato di Piazza del Gesù ci sono alcuni fregi misteriosi, paradossalmente conosciuti in tutto il mondo ma non dai napoletani. La verità è che Napoli è una città straordinaria e dovremmo arrenderci all’idea che lo è davvero.


Dedica: “La nona ora è dedicato alle donne e agli uomini che, con gli occhi del cuore, imparano a vedere oltre le apparenze, oltre la paura”. Tu, attraverso questo romanzo, ci sei riuscito. Come hai fatto?
E’ una questione di allenamento, di consapevolezza. E’ un discorso strettamente connesso con quello sulla realtà apparente, concetto che peraltro esiste fin dall’antichità. Per esempio, analizziamo il significato di persona. Oggi questo termine si riferisce a un essere umano ma, anticamente, indicava la maschera degli attori del teatro di Dioniso. La maschera rappresentava il culto intermedio, il contatto tra la divinità e gli uomini. Quando un attore la indossava, diventava persona, quindi era pervaso dal dio. Secondo me, questa divaricazione tra realtà apparente e realtà profonda, oggi è ancora più forte, specialmente a causa delle nuove tecnologie. Per esempio Facebook per me è il punto di incontro più asociale che esista, è una vetrina di narcisismi, di egocentrismi. Ognuno scrive ma non fa caso a ciò che dicono gli altri. E’ come se fosse uno specchio della realtà in cui viviamo ma, guardando in profondità, ti accorgi che è tutto falso, è tutto virtuale.



Calze autoreggenti, come indossarle senza problemi

Per caso nutri una certa passione per le calze autoreggenti?

Cosa te lo fa pensare?


All’interno del libro sono citate più volte.
Beh... sì.







 

Vista la sua determinazione ad aiutare Silvana e la sua caparbietà nella lotta contro “i cattivi”, Jax potrebbe essere paragonato a un supereroe?
Non definirei Jax un supereroe. Senza la caparbietà di Silvana, probabilmente non sarebbe riuscito a portare a termine l’avventura. Piuttosto lo definirei un eroe moderno, un eroe umano.





Tre caratteristiche di un buon libro.
La leggibilità, la struttura narrativa e la storia.


 




 

Tre cose di Napoli che porteresti su un’isola deserta.
Il sole, l’intera Biblioteca Napoletana e un pezzetto di Castel dell’Ovo, simbolo delle nostre origini.






  

I misteri di piedigrotta 


La tomba di Virgilio: cosa rappresenta per te e per Napoli.
A partire da pochi anni dopo la morte di Virgilio (nel 19a.C.), intorno al Mausoleo Virgiliano è nato un vero e proprio culto. Silio Italico, Papinio Stazio ed altri hanno cominciato ad omaggiare questo luogo, nonostante non si abbia la certezza che si tratti proprio della Tomba di Virgilio. Inoltre, lì sorge uno dei posti più magici della città, ossia la Crypta Neapolitana. Si narra che Virgilio, attraverso alcuni riti magici, l’abbia aperta in una sola notte. Per secoli è stata sede della festa di Piedigrotta finché la Chiesa, mattone dopo mattone, ha annientato questo culto. Ma questa storia riguarda un altro libro che ho scritto... 





Ti piace il calcio?
Non ci vado matto, ma guardo le partite.

Tifi Napoli? (nell’incertezza, io chiedo sempre...)
Sì.



     
Al di là del bene e del maleUn libro che ti ha cambiato la vita.
Un po’ di tempo fa, all’interno della Galleria Umberto I, si teneva una fiera di libri. In quell’occasione, a sedici anni, comprai un’edizione storica di Al di là del bene e del male di Nietzsche. Quel libro mi ha cambiato la vita perché mi sono identificato totalmente in quello che l’autore esponeva. Tutto ciò che non riuscivo a esprimere a quell’età lo leggevo in quel testo, scritto peraltro in maniera meravigliosa. 







 

Una canzone che ti da la carica.
Potrei indicare alcune canzoni moderne, ma sono passeggere. Preferisco citare qualcosa che fa parte della nostra tradizione: le tarantelle. La radice della tarantella è la scinnide, cioè la danza sacra rivolta a Dioniso, che si è sviluppata in tutta l’area mediterranea. Riscontriamo lo stesso ritmo e gli stessi movimenti in paesi come l’Irlanda, la Bretagna, la Scozia. Quando ho visitato questi luoghi, mi sono imbattuto in alcune feste popolari legate spesso al vino, quindi al dio Dioniso. Tra un ritmo rap e un pezzo house, ci infilavano queste musiche tradizionali. Tutti si alzavano a ballare, abbracciati. Mi sembrava di osservare un popolo intero che danzava, armonicamente. La nostra musica tradizionale non è apprezzata e non è conosciuta. Ed è un peccato, perché fa parte del nostro patrimonio genetico.





Questo rito armonico non lo riscontri anche nel calcio, allo stadio, durante i cori cantati dalle curve?
Non è la stessa cosa. Io il calcio lo vedo come un palliativo sociale, una valvola di sfogo. La danza, invece, nasce come riproduzione del movimento degli astri, è qualcosa di sacro.


Tarallo o sfogliatella?
Sfogliatella, 10 a 1.


Il tuo rapporto con il cursore intermittente che lampeggia sulla pagina bianca del computer...
Ho un rapporto bellissimo perché ho sempre qualcosa da dire.


La peggiore frase per abbordare una donna che hai sentito.
Ti racconto questo aneddoto. Camminando per strada, noto un ragazzo in macchina che tenta di abbordare una bella ragazza con epiteti tipo: “Bona, viene ccà, che te facesse”. Dopo pochi secondi, la ragazza entra in macchina. Ho assistito a scene del genere anche in altre occasioni, quindi penso non esista un modo migliore o peggiore di attrarre una donna. Piuttosto, esiste il modo giusto per ogni donna. E’ stata una scena per me allucinante. Questi sono i tipici episodi che smontano tutti i paradigmi che ti eri creato.


Saluto Maurizio. Lo ringrazio per il tempo che mi ha dedicato (e per il caffé). Mi avvio verso casa e rifletto: Napoli è davvero un posto incredibile. Qui nascono persone di talento, che amano la città e lottano per valorizzarla. Se tutti prendessimo coscienza del nostro patrimonio artistico, architettonico, culturale , forse saremmo rispettati di più da coloro che ci criticano al solo scopo di affossarci. Probabilmente perché invidiano quello che siamo.








mercoledì 20 novembre 2013

Maschere naturali per il viso, due ricette

1. MASCHERA PER IL VISO ALLA CAROTA E AL MIELE


Ingredienti:
1 carota
1 cucchiaio di miele
1 cucchiaio di olio extravergine d'oliva
succo di limone

Procedimento:
1. Sciacqua la carota e tagliala a pezzetti, dopodichè frullala (trullallero trullalà)
2. Ripeti l'operazione più volte, finchè i pezzetti non saranno diventati più piccoli
3. Metti il contenuto del frullatore in un piatto: prendi un coltello e tritura a mano finchè i pezzi non diventano ancora più piccoli
4. Aggiungi il cucchiaio di olio extravergine
5. Aggiungi il cucchiaio di miele (meglio compiere questa operazione quando il cucchiaio conserva un alone d'olio, così il miele scivola più facilmente)
6. Aggiungi un po' di succo di limone
7. Mescola gli ingredienti

Risultato:


Modalità d'uso:
Inumidisci il viso ed applica il prodotto. Attenta al contorno occhi e i capelli. Lascia agire per 15 minuti. Risciacqua con un batuffolo di cotone inumidito con acqua tiepida.



 

2. MASCHERA PER IL VISO ALLA MELA E LIMONE
fonte: http://blog.alfemminile.com/blog/seeone_466199_8633943/Consigli-di-Bellezza/-NATURALI-MASCHERA-MELA-E-LIMONE



Ingredienti:
1 Mela
1/2 limone

Procedimento:
1. Prendi una mela, sciacquala, sbucciala e tagliala a pezzetti
2. Introduci i pezzi di mela nel frullatore, quindi azionalo almeno tre/4 volte per ottenere pezzi più piccola
3. Versa il contenuto del frullatore in un piattino, prendi un coltello e tritura meglio i pezzi finchè non diventano più piccoli
4. Prendi il limone, sciacqualo e taglialo a metà. Prendi una metà e togli i semi, dopodichè premi la buccia finché non si esaurisce il succo
5. Mescola gli ingredienti e lascia riposare per 5 minuti

Risultato:

Modalità d'uso:
Dopo aver legato i capelli, applica il prodotto su tutto il viso. Lascia agire per 10 minuti e poi risciacqua.


martedì 12 novembre 2013

5 domande pre-serata da far cadere le braccia ed evenuali risposte a tono


5° SERVIZIO A DOMICILIO
“Dopo cena sali a casa mia?”

Vi conoscete da meno di una settimana e messaggiate tutti i giorni. Proprio nel momento in cui i tuoi pollici opponibili si stavano per anchilosare, arriva l’invito: “Dopo cena che ne diresti di venire a casa mia?” Risposta inevitabile: “Che ne diresti di chiamarti una squillo?


 4° IL CALCOLATORE
“Ti è passato il ciclo?”


 
Con un ragazzo del genere, puoi fare a meno dell’app che calcola automaticamente il tuo periodo di ovulazione. Ci penserà lui a fare i conti per te. L’inizio del ciclo corrisponde al periodo in cui sparisce. La sua chiamata, invece, collima con la fine del tuo periodo “in rosso”. 
Risposta: “Sì, è passato… come la voglia di uscire con te”.
  

3° DOMANDA CAPZIOSA
“Se ti proponessi di venire a letto con me, tu cosa diresti?” 

Questa domanda ha una duplice funzione:
a.  sondare il terreno per evitare un rifiuto;
b.  testare il tuo grado di disponibilità.
Risposta: “Direi che preferisco rimanere seduta sulla mia poltrona”.




2° Il TERZO INCONTRO RAVVICINATO
Tu sei una di quelle tipe da ‘terzo appuntamento’?”

Il ragazzo in questione ti invita fuori per un drink e si informa sulla tempistica necessaria per saltarti addosso.
Risposta: “Veramente posso mandarti a quel paese addirittura nel corso di questo primo appuntamento”.

 
 



1° A TE LA SCELTA
“Preferisci hotel o macchina?”

 

 
L’apice della galanteria. Lui è così premuroso che ti lascia addirittura scegliere il luogo dove trascorrerete la vostra prima serata romantica.
Risposta: “Perché non andiamo a mangiare una Rustichella in Autogrill e poi lo facciamo in bagno?”. Se non dovesse cogliere il sarcasmo, significa che ti trovi di fronte l’ennesimo caso di strunzità. Per ulteriori informazioni sul significato filosofico di questa parola di origine dialettale, consulta il post “Perché non chiama”? 5 motivi plausibili (numero 1).








martedì 5 novembre 2013

A spasso con... Yuri Napoli

Yuri Napoli, attore napoletano e protagonista del lungometraggio Vitriol, mi accoglie all’interno della sede di ‘Imprenditori di Sogni’, associazione impegnata nel campo dell’Arte e della Comunicazione. Ci sistemiamo nella grande sala dove si riunisce il gruppo. Una zanzara mi morde la gamba, il suo pungiglione penetra il magliettone e i leggins. Provo a grattarmi di nascosto mentre cerco il foglio con le domande e sistemo il registratore. Si comincia...



Che tipo eri da piccolo? Ti è sempre piaciuto recitare?
Il mio avvicinamento al mondo della recitazione è recente, mentre la creatività mi ha ispirato fin da quando ero piccolo. Ho studiato informatica e il mio sogno era diventare un programmatore, un creatore virtuale.
Questa formazione tecnica mi è tornata utile, ad esempio, per proporre la cultura mediante le nuove tecnologie. Oggi l’arte deve competere con la computer grafica capace di creare veri e propri capolavori, proiettati nelle sale cinematografiche o trasmessi in TV.



Com’è avvenuto il passaggio dalla vita normale al mondo dello spettacolo?
In maniera molto traumatica. Appena ho comunicato la mia scelta in famiglia, tutti sono rimasti perplessi, eccetto mia madre. Attualmente occuparsi di cultura non rappresenta la scelta più semplice. Invece io penso sia una grande opportunità. Oggi chi sceglie di fare l’attore sente una vera e propria vocazione, di conseguenza emerge solo chi è realmente motivato.



Imprenditori di sogni “Imprenditori di Sogni”. Come mai questo nome?
Il nome è stato coniato dalla fondatrice, Claudia Natale. Durante la sua formazione artistica, si è resa conto che gli imprenditori non sempre sono anche esperti nel campo dell’arte e, parallelamente, molti artisti non sono abili a destreggiarsi nel mondo dell’imprenditoria. L’obiettivo, quindi, è creare una figura innovativa, ossia l’artista che si promuove e diventa imprenditore del suo sogno... perciò “Imprenditori di Sogni”.




 
Vitriol
Cosa rappresenta per te il film Vitriol e la cultura esoterica, l’hai solo recitato oppure hai svolto studi approfonditi in merito?
Vitriol innanzitutto rappresenta un’esperienza bellissima. Ho sempre avuto la passione per il cinema. A tredici anni ero un assiduo frequentatore del multisala  “The Space” sito a Fuorigrotta. Dopo dieci anni ricoprire il ruolo di protagonista in un film proiettato in quelle stesse sale, è stata una grossa soddisfazione, un sogno realizzato.
Per quanto riguarda l’esoterismo, mi sono informato ma non posso reputarmi un esperto. Quando si affronta un personaggio è logico documentarsi, ma non credo che un’interpretazione efficace consista soltanto in questo. Il lavoro sul personaggio si svolge rimanendo concentrati, da soli con la propria fantasia. In questo caso, ho applicato la tecnica delle sostituzioni: quello che per il personaggio era importante nel mondo dell’esoterismo, per me, Yuri, lo era in un altro campo. Questo espediente, a mio avviso, ha reso l’interpretazione più efficace perché creava un’emozione genuina in me e, di riflesso, nel personaggio.

 


 Sei superstizioso? Usi rituali particolari prima di entrare in scena?
No, per niente. Non amo la superstizione, anzi mi dà anche fastidio.
  


Eduardo de Filippo


Un autore napoletano di teatro che ti ha particolarmente ispirato.
Può sembrare banale, ma la mia passione per il teatro è nata guardando le videocassette delle commedie di Eduardo de Filippo collezionate da mio padre. 



 
  



James Dean  


Accanto a chi ti piacerebbe recitare?
Mi sarebbe piaciuto recitare con James Dean, un attore che ho sempre ammirato.








Ricetta gnocchi alla sorrentina



Prima della partita: pasta al forno o gnocchi?
Gnocchi!


  





Tre cose di Napoli che porteresti su un’isola deserta.
La maternità di Napoli, la paura di vivere Napoli, e... il cibo!



Mi hai detto che vivi a Roma adesso: confronta la pizza napoletana con quella romana...
Non c’è paragone, io sono ghiottissimo di pizza e soffro molto la lontananza... la pizza di Napoli non ha paragoni!

 


Sfogliatella: riccia o frolla?
Riccia.


Storia della sfogliatella napoletana




Cosa ti piace fare quando non sei a lavoro?
In realtà non lo reputo un vero e proprio lavoro, quindi non smetto mai di pensarci.


 
Una canzone che ti dà la carica.
Ultimamente una canzone che mi motiva è “Te lo leggo negli occhi”, cantata da Battiato.
(http://www.youtube.com/watch?v=7ERgi8awS1w)




 
Sogni ricorrenti? 
Tornare nell’azienda dove lavoravo prima di dedicarmi alla recitazione. Credo che questo sogno sia strettamente connesso con la mia paura di non riuscire a raggiungere i miei obiettivi come attore.


 
Meta preferita per le vacanze.
Capitali europee. Le vacanze servono a dissociarti completamente da quello che fai di solito: conoscere altre culture, altri modi di vivere, penso sia il modo migliore per viaggiare.


 
Blade Runner




Film preferito?
Blade Runner.









Ti piace una ragazza: la chiami tu o aspetti che ti chiami lei?
La chiamo io.



L’intervista è  terminata. Sarebbe stato bello trattenermi di più, ma il match incombente tra Napoli e Catania me lo impedisce.
Mi avvio verso casa e rifletto: questo pomeriggio è stato decisamente produttivo. Ho capito cosa voglio fare nella vita. Napoli, la sua arte, la sua cultura, la Comunicazione Globale sono interessi per me vitali. Quando li trascuro, mi sveglio la notte in preda al panico e agli incubi. Pertanto devo continuare su questa strada. Dove mi condurrà? Beh, vi assicuro che ne sarete informati in tempo reale.
Tanto più che il morso di zanzara è stato assorbito, il Napoli vince 2-1 contro il Catania. la pizza da Alba con cornicione di ricotta é squisita. Nutro il sospetto che gli influssi esoterici di Vitriol comincino a produrre i loro benefici effetti...