sabato 30 novembre 2013

A spasso con... Vincenzo Salemme





Ti definisci “diavolo custode” solo sul palcoscenico o anche nella vita di tutti i giorni?


Incontro spesso il mio diavolo custode. Probabilmente si tratta del lato cattivo, quello che si nasconde in ognuno di noi. Quando si risveglia, ci invita a dubitare delle nostre scelte.







Se dovesse farti visita il diavolo custode, accetteresti la sua proposta scegliendo una vita differente da quella che stai vivendo?


Nella commedia descrivo una situazione disperata in cui spero di non trovarmi mai. Ma non venderei la mia anima al diavolo.







E’ vero che, oltre a delineare la non-vita di un uomo onesto travolto dalla crisi economica, il tridente del diavolo custode colpisce in maniera elegante anche la corruzione della vita pubblica?

Assolutamente. Se il popolo è moralmente corrotto, fornisce ai politicanti un alibi per agire in maniera scorretta. Se fossimo noi cittadini a dare il buon esempio, loro ci governerebbero un po’ meglio. Forse.








Secondo te, le nuove tecnologie possono essere inserite tra le cause della quasi estinzione del contatto umano?



L’evoluzione tecnologica in sé è entusiasmante. E’ il nostro approccio a essere sbagliato. Adoperiamo le nuove tecnologie per isolarci, per combattere le nostre angosce, abbiamo paura di comunicare direttamente con gli altri. E le conseguenze saltano agli occhi.








Hai notato una differenza di reazione a questa commedia da parte del pubblico del Nord rispetto a quello del Sud?

La reazione è stata abbastanza univoca. Per esempio, quando apro la scena al pubblico sono tutti felici di partecipare al dibattito. Eppure questa forma di intrattenimento veniva derisa durante gli anni ’60. Adesso credo che possa addirittura tornare di moda.





La commedia avrà un sequel con altre apparizioni del diavolo custode?


Non mi dispiacerebbe. Ma non credo sia possibile realizzarle un progetto del genere in ambito teatrale. A differenza delle serie TV. in cui gli episodi sono trasmessi con cadenza settimanale, in teatro l’intervallo tra una commedia e l’altra è molto lungo, per cui il pubblico potrebbe non ricordarsi la storia precedente. Devo rifletterci un po’. L’idea mi attira molto.




Parliamo un po’ del film: ...E fuori nevica, tratto da una tua commedia di qualche anno fa. Hai introdotto nuovi elementi rispetto alla pièce teatrale?


Inevitabilmente sì. La scrittura cinematografica differisce totalmente da quella teatrale. Innanzitutto la vicenda non poteva svolgersi interamente in una casa per cui abbiamo girato molte scene all’aperto. In più ho aggiunto altri personaggi. Sarà tutta un’altra storia.



Com’è stato recitare di nuovo con i tuoi vecchi compagni di avventura?


Ci siamo trovati molto bene. Dopo tanti anni è stato bello lavorare di nuovo insieme.






Quando scrivi un testo teatrale o la sceneggiatura di un film, qual è il tuo rapporto con il cursore intermittente che lampeggia sulla pagina bianca del computer?


Ottimo. Se non ho nulla da scrivere, non mi avvicino neppure alla pagina bianca. La apro solo quando sono consapevole di poterla riempire.




La peggior frase, detta o sentita, per abbordare una donna.

Le peggiori sono quelle aggressive, quando il maschio dà per scontato che, in quanto tale, può permettersi di tutto. Al contrario, apprezzo la mascolinità napoletana, paradossalmente è molto femminile.



Una canzone che ti da la carica.


"I migliori anni della nostra" vita di Renato Zero. Ce ne sono altre, ma questa mi ispira particolarmente.
















Sogni ricorrenti?

Da piccolo sono stato un grande sognatore di incubi. In gioventù ero sonnambulo. Ma, con il passare del tempo, i brutti sogni non sono più così frequenti.








Un saluto ai lettori di A spasso con Eva




















1 commento:

  1. è mai possibile che devo sentire la tua voce per la prima volta tramite un'intervista sul tuo blog??? :P

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